Saperne di più...

Qui condividiamo con voi interessanti ricerche per saperne di più su...


5) Il caffè...per tingere i tessuti... (vedi post che sarà pubblicato stasera, 27/3/14...)


"Mai buttare via niente" dicevano le nonne. E diciamo ancora oggi! Abbiamo messo da parte quel poco di caffè che rimaneva nella caffettiera o in fondo alle tazzine. Nell'arco di tre mesi siamo riuscite ad averne una quantità tale che bollendolo, allungato con un po' d'acqua, ci ha permesso di ottenere delle matasse di lana color caffè. Mentre la lana scalda nel bagno-colore sprigiona un buon aroma di caffè!

PROCEDIMENTO
1) Pesare 1 etto di lana in matassa
2) Bollire la lana per 1 ora in acqua dove vi si scioglie un cucchiaio di allume di rocca.
3) Recuperare il caffè avanzato e conservato da qualche mese e macerare la lana mordenzata nel liquido del caffè per parecchi giorni
4) Bollire la lana mordenzata nel liquido del caffè.
5) Risciaquare fino a che non ci sia più colore
6) Asciugare all'ombra

Ed ecco la vostra lana color caffè!

4) La cipria...


Il termine “cipria” deriva da Cipro, l'isola del mar Mediterraneo che era in età classica consacrata alla dea della bellezza e dell'amore, Venere, allusivo dell'impiego del prodotto per far apparire più curate e quindi più belle le donne. La cipria dà alla pelle il colore del rame in latino cuprum con cui i Romani chiamarono Cipro (l'isola del rame), ove si estraeva il rame.
La cipria è un composto di caolino, amido, riso, carbonati (di bismuto, di zinco ed altri), coloranti e profumi. Veniva inizialmente venduto in sacchetti. Solo nel 1897 una legge obbligò gli operatori del settore a produrre ciprie in modo scientifico, senza rischi per le consumatrici
Nella seconda metà del XIX secolo nacque una vera e propria industria legata alla produzione di contenitori per cipria. Ciò che conteneva il prodotto doveva essere invitante quanto il prodotto stesso. I contenitori più in voga furono a lungo delle scatole, che le più grandi industrie di cosmetici facevano ideare da artisti e disegnatori. Nel design delle scatole di cipria si riflettono i periodi storici con le loro preferenze artistiche ed i materiali più utilizzati. Si trovano quindi scatole di pura Art déco o Art nouveau, scatole in latta (1900-1920), in cartone o bachelite (1920-1950). A partire dagli anni '950 furono introdotti gli astucci metallici della società Max Factor(da Wikipedia)

3) Ricetta dell'ORIGINAL PLUMCAKE!

Ingredienti: 50 g di cedro candito a pezzettini, 50 g di arancia candita a pezzettini, 200 g di uvetta sultanina, scorza di 1 limone biologico grattugiata, 5 uova medie, 200 g di burro, 200 g di farina, 1 bustina di lievito in polvere per dolci, 1 pizzico di sale, 200 g di zucchero semolato, 1 bustina di vanillina.

Iniziamo con l'aiuto di una frusta elettrica, montate le uova con la metà dello zucchero e il burro con la restante metà; quando entrambi i composti risulteranno spumosi, mescolateli insieme amalgamandoli completamente fino ad ottenere una crema liscia ed omogenea. Aggiungete la scorza grattugiata del limone ed incorporatela alla crema. Setacciate il lievito con la farina e la vanillina e mescolando continuamente, unitele al composto di burro e uova così da evitare la formazione di grumi; dopo averla ammorbidita in acqua calda e poi strizzata con un panno da cucina, aggiungete l’uvetta all’impasto insieme ai canditi e mescolate fino a che saranno completamente incorporati. Imburrate uno stampo da plum cake e versateci il composto riempiendo la teglia solo per metà, dato che in cottura il dolce lieviterà raddoppiando il suo volume. Cuocete il plum cake in forno preriscaldato a 180 gradi per almeno 50 minuti, per testarne la cottura fate la prova dello stecchino: se punzecchiando il dolce la punta dello stuzzicadenti uscirà asciutta, il vostro plum cake sarà cotto!


2) Curiosità e breve storia dei famosi amaretti DiSaronno...
della Lazzaroni 

Secondo la leggenda riportata dalla stessa ditta Lazzaroni, nel 1718 il Cardinale di Milano decise di recarsi in visita al Santuario della Beata Vergine dei Miracoli di Saronno. In onore della sua visita una giovane coppia preparò un impasto a base di zucchero, armelline e bianco d'uovo che, fatto lievitare in forno, diede origine a dei biscotti tondi che vennero chiamati Amaretti. Aldilà della leggenda fu la famiglia Lazzaroni, che si era trasferita da Teglio a Saronno agli inizi del Settecento, a farsi portabandiera di questa specialità dolciaria inizialmente nel piccolo laboratorio familiare, in seguito a livello industriale grazie alla fondazione della D. Lazzaroni & C. nel 1888.
Curiosità...
I biscotti sono famosi per il loro incarto, fatto di carta velina che, se arrotolata, messa in piedi in un piattino e infiammata con un accendino, si mette a svolazzare lentamente verso l'alto; alcuni si divertono a esprimere un desiderio che si realizzerebbe qualora la carta si mettesse a svolazzare
(fonte Wikipedia)





Ecco qui la ricetta presentata nella prima vetrina...  
"presa in prestito" da un libro del 1983
1) Brioche alla Jean-Baptiste Chardin

NATURA MORTA CON BRIOCHE 
di Jean-Baptiste Chardin (1699-1779)







1 commento:

  1. Mmm ... questa Brioche alla Jean-Baptiste Chardin mi ispira davvero ... proverò sicuramente a farla!!! Vi farò sapere come esce! Sara

    RispondiElimina